Il solo spazzolino da denti non è efficace nella rimozione del biofilm nelle aree interdentali.
E’ questa la risposta della dott.ssa Martina Gangale, dirigente AIDI Lombardia, alla notizia sulla presunta inefficacia dell’utilizzo del filo interdentale circolata nei giorni scorsi sulla stampa italiana e internazionale. Il tema era stato sollevato da un’inchiesta dell’Associated Press (AP) che nella sua indagine ha esaminato i benefici del filo interdentale negli ultimi 10 anni. La maggior parte degli studi hanno confrontato l’uso di uno spazzolino da denti con una combinazione di filo interdentale e spazzolino. Risultato? Hanno messo in dubbio l’importanza del filo interdentale, ridimensionando l’efficacia che avrebbe nel prevenire le carie. Il deposito di cibo nelle aree interdentali, se non correttamente rimosso, può provocare sviluppo di malattie del cavo orale come carie, gengiviti e parodontiti. Queste zone devono quindi essere deterse da altri dispositivi per disorganizzare la pellicola batterica.
“Sosteniamo le nuove tecnologie che consentono di fornire ai nostri pazienti dispositivi sempre più adeguati all’anatomia delle regioni interprossimali” continua la dott.ssa Gangale “tuttavia ciò non è sufficiente a farci ammettere che gli scovolini debbano essere gli unici presidi di igiene orale interdentale: sebbene siano costituiti da materiali e tecnologie sempre più all’avanguardia non sempre riescono ad adattarsi ed entrare in tutte le tipologie di aree interprossimali, pertanto in questi casi è necessario impiegare l’uso del filo interdentale o di altri dispositivi”. Fondamentale il ruolo dell’igienista dentale che deve educare e consigliare il paziente sull’utilizzo dei presidi che meglio si adattano alle caratteristiche personali e valutare le modifiche e cambiamenti nel corso del tempo. Meglio evitare allarmismi e raccomandazioni decontestualizzate e generaliste che poco si adattano alle caratteristiche personali di ogni paziente. Conclude la dottoressa “Quindi consigliamo di eseguire una lettura critica di ciò che apprendiamo dalle novità, non dispensare informazioni standardizzate e superficiali, ma fornire consigli adeguati in modo personalizzato compiendo un’attenta analisi clinica caso per caso”.